74° Consiglio dei Delegati della FdCA
Cremona, 17 gennaio 2010
presso il CSA Kavarna, località il Cascinetto
Documento finale


Attraversare la crisi
difendendo strenuamente lavoro e siti produttivi
tutelando diritti e libertà sindacali
difendendo le lotte contro l'esclusione ed il razzismo
allargando le maglie della solidarietà sociale
sviluppando progettualità sociale alternativa e libertaria.


Non sarà il 2010 l'anno dell'uscita dal tunnel della crisi.
I bollettini economici delle istituzioni capitalistiche prevedono che per giugno la forza lavoro occupata sarà diminuita di circa un 1 milione di unità. Dei 7,5 miliardi di euro stanziati per la cassa integrazione in deroga per il biennio 2009-2010, sono stati spesi stranamente solo 1,1 miliardi per il 2009. I 6,4 miliardi di euro restanti dovranno contenere probabilmente una perdita dell'occupazione.
In questa situazione, la reazione dei lavoratori e delle lavoratrici, spesso auto-organizzata ed autogestita, si concentra sul proprio posto di lavoro, sul proprio sito produttivo, ricorrendo anche a forme di visibilità estreme, ma riuscendo a stabilire un forte rapporto col territorio di appartenenza, chiamando in causa forme di solidarietà dal basso, portando la crisi fuori dalle aziende per investire le comunità di appartenenza, siano essi piccoli paesi, distretti produttivi, agenzie di importanza sociale e collettiva (vedi caso ISPRA).
Ma la difesa del posto di lavoro è tutt'uno con la tutela dei diritti e delle libertà sindacali, che accordi separati e unilaterali stanno progressivamente limitando per indebolire il potere contrattuale dei lavoratori organizzati. Sul 2010 si allungano le ombre di rinnovi contrattuali peggiorativi dello scorso anno, per cui occorre contrastare questa tendenza ed invertirne la direzione, restituendo ai lavoratori la titolarità sui rinnovi contrattuali. Si tratta di una scelta senza ambiguità che chiama in causa il congresso della titubante CGIL ed il ruolo realmente conflittuale della sua minoranza interna, nonché un rinnovamento del sindacalismo di base, quale forza in grado di offrire più protagonismo ai lavoratori e meno burocrazia di partito.
Per attraversare la crisi occorre che i lavoratori, con una ritrovata solidarietà di classe e con tenacia, prendano consapevolezza di poter lottare ancora per la difesa delle strutture sindacali dal basso e sul pieno coinvolgimento di quelle componenti del sindacalismo conflittuale disposte a scegliere gli interessi immediati dei lavoratori e la difesa strategica del sindacato quale luogo collettivo di solidarietà, di resistenza e di lotta. Il progetto assistenzialista di sindacati come la CISL si ferma solo sviluppando politiche alternative sul piano della distribuzione della ricchezza e sulle protezioni in tempi di crisi, quali le casse di resistenza ed il mutuo appoggio.
La crisi procede seguendo una lista di soggetti da colpire: prima i precari, i lavoratori a tempo determinato, i co.co.co, poi i lavoratori a tempo indeterminato ed infine quella schiera di lavoratori che a migliaia costituiscono una sorta di non-classe, diffusa in quelle pieghe del lavoro sottopagato e soggetto a pizzo che è diffuso in agricoltura, nella pastorizia, nella manovalanza a caporalato, nei servizi alle persone. Su questi ultimi si abbatte il pregiudizio razzista, alimentato dalla destra al governo, su di essi si abbatte la violenza della grande criminalità e delle popolazioni opportunamente condizionate da campagne xenofobe e razziali quotidiane.
Lo sfruttamento capitalista e mafioso delle persone, dei territori, non conosce colore, ma se deve scegliere chi usare come schiavo, non esita a sfruttare lo stato di difficoltà dei lavoratori immigrati in forma di profitto senza limiti, generando conflitti fra migranti e tra poveri.
La solitudine dei lavoratori immigrati si trasforma a volte in ribellione collettiva allo sfruttamento ed alla detenzione nei CIE, diventa una forma di autodeterminazione della propria consapevolezza di essere donne e uomini portatori di diritti e di libertà.
Prima, durante e dopo queste forme di ribellione allo sfruttamento ed all'annichilimento occorre sviluppare una rete di solidarietà che non si limiti all'assistenza ma che stringa nodi con le altre forme di resistenza messe in atto dai lavoratori in questi tempi di crisi.
Occorre costruire, sviluppare e valorizzare nel territorio organismi di base a vocazione solidaristica e sindacale per riunificare gli sfruttati di questi tempi, senza distinzione per il colore della pelle, per la loro origine, per la loro religione.
La difesa dei diritti sul lavoro deve diventare oggi tutt'uno con la difesa dei diritti di cittadinanza, attraversando le comunità, liberando gli immigrati dalle leggi del racket per costruire socialità basata sulla solidarietà e la lotta collettiva per i propri diritti.
Tra le macerie lasciate dalla distruzione della sinistra parlamentare, tra i piccoli e scollegati presidi della sinistra rivoluzionaria e del movimento anarchico animato da realismo e senso di responsabilità, occorre trovare le realtà politiche e sociali disposte a mettere in atto nei territori politiche di aggregazione e di federalismo delle lotte che costituiscano un argine materiale e culturale alle derive autoritarie e razziste, allo sfruttamento delle persone e dell'ambiente, affinché resti viva ed operante una progettualità sociale alternativa e libertaria.
Questo il ruolo che si dà la Federazione dei Comunisti Anarchici.


Consiglio dei Delegati Federazione dei Comunisti Anarchici
Cremona, 17 gennaio 2010